Categorie: Didattica

L’inversione termica

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Qualche volta ho assistito, disinteressatamente, a discussioni da bar su particolari fenomeni meteo. Un fenomeno meteo che sul nostro comprensorio cilentano può essere bene apprezzato in virtù dell’orografia del territorio. Ho sentito dire che sulla piana a volte fa più freddo rispetto alla collina poichè durante la notte, in inverno, si forma la brina, mentre in estate ciò accade a causa di un maggior tasso umidità. Bene, ma allora per formarsi la brina significa che fa più freddo. E allora perchè fa più freddo?

Cercherò di spiegare sinteticamente questo fenomeno denominato:

INVERSIONE TERMICA!

Generalmente la temperatura, come tutti sappiamo, diminuisce con la quota (più si sale e più fa freddo) mediamente di 2°C ogni 330 metri di quota. Ma in particolari condizioni meteo abbiamo il fenomeno opposto (l’inversione termica), cioè si verifica un aumento di temperatura con la quota fino a circa 500-600 metri, per poi ritornare a diminuire a quote superiori. L’inversione termica generalmente si verifica nelle ore notturne quando su una zona domina un campo di alta pressione; il cielo è sereno o al massimo poco nuvoloso e con assenza di vento. L’aria più fredda dalle alte quote viene compressa verso il basso (moti subsidenti) proprio in virtù di una pressione alta andando a raffreddare gli strati d’aria prossimi al suolo; si crea un accumulo di aria fredda proprio negli strati più bassi della troposfera (pianure). Con il raffreddamento, aumenta l’umidità relativa (poichè l’aria fredda riesce a trattenere meno vapore acqueo senza condensare), l’aria diventa satura, raggiunge il punto di rugiada e si ha il processo di condensazione. Se la temperatura al suolo scende fino a 0° o su valori negativi, allora si ha direttamente il processo di brinamento. Salendo di quota la temperatura aumenta, poichè diminuisce la colonna d’aria sovrastante e di conseguenza la pressione atmosferica. In queste condizioni, tra una zona pianeggiante e una collina alta pressapoco 400-500 metri, e distanti tra loro pochi KM, si possono avere differenze termiche fino a 5-7°C. Con una temperatura di un paio di gradi al di sotto dello zero in pianura dove andrà a formarsi la brina, in collina si avrebbero valori positivi e senza brina! La differenza è molto apprezzabile. Addirittura, quando i valori di pressione sono molto elevati, abbiamo la formazione della nebbia, poichè la compressione verso il basso sarà ancora maggiore, consentendo un notevole accumulo di umidità. Se la temperatura, in questo caso scende al di sotto dello zero, allora avremmo la cosiddetta GALAVERNA (nebbia congelata). Fenomeno molto pericoloso per la viabilità in quanto causa la formazione di una patina di ghiaccio sulle strade. L’inversione termica si ha solo in queste condizioni: ALTA PRESSIONE, CIELO SERENO E CALMA DI VENTO. Con vento già debole si avrebbe un rimescolamento delle masse d’aria fra suolo e quota e il fenomeno non si verificherebbe. Con cielo coperto di nubi, invece, il calore che il terreno riceve durante la giornata dal sole rimarrebbe intrappolato negli strati più vicini al suolo, per cui niente inversione termica!

Pertanto è errato affermare che, quando in pianura in inverno fa più freddo rispetto ai colli, tutto ciò è dovuto alla formazione della brina (in dialetto cilentano FERRAZZA). Sarebbe corretto invece dire che in pianura, in particolari condizioni meteo, le masse d’aria registrano temperature inferiori ed umidità maggiore rispetto ai colli, per cui si creano le condizioni per la formazione della brina!Ma non è la brina la causa del freddo, bensì il contrario!

Giuseppe Stabile

Tecnico Meteorologo WMO (certificato DEKRA)

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