Non possiamo e non dobbiamo, neanche durante questa pandemia da COVID-19, abbassare la guardia sul tema del riscaldamento globale: temperature molto anomale, infatti, sono state registrate nel continente antartico.
Ma cosa è accaduto esattamente, e perché? Possiamo riscontrare anche alcuni effetti positivi? Vediamolo insieme.
Ricordiamo che, nell’emisfero australe, il ritmo delle stagioni è invertito: quando “da noi” è autunno, da loro è primavera, e se qui è inverno, lì è estate. In questo articolo ci riferiremo quindi alla stagionalità dell’emisfero meridionale.
Dobbiamo inoltre ricordarci che gli scostamenti climatici in Antartide possono avere ripercussioni anche sull’intero globo, nonostante a separarci ci sia “soltanto” il vasto Oceano Glaciale Antartico.
A partire perciò dalla tarda primavera e durante tutta l’estate, aria notevolmente mite ha circumnavigato l’intero continente. E così, nell’oasi delle Windmill Islands, la Stazione di Ricerca Casey ha sperimentato la sua prima ondata di calore, con le temperature minime che per tre giorni non sono mai scese sottozero, e con le massime tutte sopra i 7.5°C.
Per di più, il 24 Gennaio, si è registrato il valore più alto di 9.2°C, cioè quasi 7°C sopra la media mensile trentennale.
E ancora, nelle Vestfold Hills (un rigido deserto senza ghiaccio) la Stazione di Ricerca Davis ha sperimentato l’arrivo della pioggia, con conseguenti ruscelli d’acqua sulle superfici di ghiacciai locali.
Infine, proprio sul finire dell’estate, nel giorno 6 Febbraio una temperatura di 18.4°C (1°C sopra il precedente record) viene raggiunta nella Stazione di Ricerca Esperanza, situata nella penisola nord-occidentale. Poco più ad est, e tre giorni dopo, la Stazione Marambio fa “di meglio”, con esattamente 20.75°C.
Ad aver innescato questa catena di eventi potrebbe essere stata la Stratosfera la quale, riscaldandosi nella primavera del 2019, avrebbe fatto sì che il buco nell’ozono antartico si riducesse causando, a sua volta, un indebolimento di uno “scudo” responsabile di proteggere l’Antartide dall’aria più temperata.
A causa di alcune inondazioni locali pozze d’acqua hanno provato a ristagnare sui banchi di muschi delle Vestfold Hills, inizialmente in condizioni siccitose i quali, complice anche il caldo, sono così potuti diventare nuovamente verdeggianti.
A beneficiarne troviamo inoltre alcuni licheni e piante vascolari, oltre che alcuni microbi e invertebrati.
Tuttavia il caldo eccessivo potrebbe “disorientare” alcuni organismi i quali, successivamente, potrebbero poter causare conseguenze dannose per l’ambiente biologico (e non solo) circostante.
Un caro saluto da Giacomo Tricarico.
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